Nesiritide, un peptide natriuretico ricombinante umano di tipo B, è il primo di una nuova classe di farmaci per il trattamento dello scompenso cardiaco. Il farmaco si lega ai recettori nei vasi, nei reni, nelle ghiandole surrenali e nel cervello, e supera la resistenza al BNP endogeno presente nei pazienti con CHF. La somministrazione di Nesiritide porta ad un rapido ed equilibrato effetto vasodilatatore, che si traduce in una significativa diminuzione delle pressioni di riempimento dei ventricoli destro e sinistro e delle resistenze vascolari sistemiche e allo stesso tempo in un aumento del volume di ictus e della portata cardiaca senza un cambiamento della frequenza cardiaca. Questi cambiamenti emodinamici precoci si traducono in un rapido miglioramento dei sintomi dell’insufficienza cardiaca. Inoltre, la nesiritide abbassa i livelli di aldosterone, catecolamine ed endotelina-1 e il suo effetto sui reni porta ad un aumento della natriuresi e della diuresi senza effetti sul potassio sierico o sulla funzione renale. Prima della sua approvazione per l’uso clinico, la nesiritide è stata studiata in 10 diversi studi clinici che hanno coinvolto 941 pazienti con CHF moderata e grave, inclusi pazienti anziani, pazienti con disfunzione sia sistolica che diastolica, e pazienti con aritmie, insufficienza renale e sindrome ischemica acuta. In studi comparativi con le terapie vasoattive disponibili frequentemente utilizzate per il trattamento di pazienti con insufficienza cardiaca scompensata, la nesiritide si è dimostrata paragonabile per efficacia ai farmaci inotropi come la dobutamina, ma superiore per sicurezza. In uno studio recente, la nesiritide è risultata più efficace e meglio tollerata del vasodilatatore nitroglicerina. Gli effetti collaterali più comuni previsti con l’uso di nesiritide sono mal di testa e diminuzione della pressione sanguigna. Alla dose raccomandata di nesiritide, il mal di testa è stato riportato durante le prime 24 ore di trattamento nell’8% dei pazienti e l’ipotensione sintomatica nel 4% dei pazienti, rispetto al 20% e al 5% nei pazienti trattati con nitroglicerina.