Tito Lucrezio Carus (99 a.C. circa – 55 a.C.) è stato un poeta romano e filosofo epicureo. Durante il primo secolo a.C. scrisse il De Rerum Natura (“Sulla natura delle cose”), un capolavoro di versi latini che espone in dettaglio la visione del mondo epicurea. Iniziando con un omaggio a Epicuro, i sei libri del De Rerum Natura forniscono una spiegazione completa dell’origine fisica, della struttura e del destino dell’universo. L’opera include le teorie della struttura atomica e dell’evoluzione delle forme di vita. L’opera ha lo scopo di liberare il lettore dai due tipi di angoscia mentale che Epicuro identificò come ostacoli alla felicità umana: la paura degli dei e la paura della morte. Lucrezio fa questo esponendo il sistema filosofico di Epicuro, rivestito, come dice lui, di versi dolci per renderlo più appetibile.
De Rerum Natura fu un’importante influenza su Virgilio e sui successivi poeti romani. I primi cristiani disapprovavano il De Rerum Natura perché negava sia l’aldilà che l’intervento divino nelle questioni umane, ma durante il Rinascimento l’opera emerse come fonte di ispirazione per numerosi studiosi, scienziati e filosofi. È anche una fonte preziosa per comprendere i dettagli del sistema filosofico epicureo, dato che molte delle opere scritte dei primi epicurei non esistono più se non come frammenti.
Vita
Sulla vita di Lucrezio si sa molto poco; le informazioni che abbiamo provengono da riferimenti occasionali a lui nelle opere di scrittori successivi, e da ciò che si può capire dai suoi scritti sul suo carattere, atteggiamento ed esperienze. Girolamo, nella Chronica Eusebia, menziona Lucrezio e dice che morì all’età di 44 anni. Elio Donato, nella sua Vita di Virgilio, mentre afferma che Virgilio assunse la toga virilis il 15 ottobre 55 a.C., aggiunge: “…accadde proprio in quel giorno che Lucrezio il poeta morì”. Se queste due fonti sono accurate, Lucrezio sarebbe nato nel 99 a.C. Cicerone (106-43 a.C.) implica in una delle sue lettere a suo fratello che una volta avevano letto il poema di Lucrezio.
Dal suo nome, Lucrezio, si presume generalmente che il poeta fosse associato al clan aristocratico dei Lucretii, o un membro della famiglia o un liberto o schiavo legato a quella famiglia. Come poeta e intellettuale colto è chiaro che Lucrezio proveniva da un ambiente privilegiato. Gli unici fatti certi della vita di Lucrezio sono che era amico o cliente di Gaio Memmio, al quale dedicò il De Rerum Natura, e che morì prima che il poema fosse finito (Gaio Memmio era un patrizio romano che un tempo era sposato con la figlia di Silla, Fausta. Fu coinvolto in uno scandalo politico nel 54 a.C. ed esiliato ad Atene nel 52 a.C.). Secondo la tradizione letteraria, Lucrezio aveva una moglie, Lucilla, ma non ci sono prove, tranne una breve menzione nel suo poema della discordia coniugale e un riferimento alle “nostre mogli romane” (4.1277), che sia mai stato sposato.
È chiaro dal suo poema, De Rerum Natura, che Lucrezio era un serio studente di scienza e filosofia e un attento osservatore dei fenomeni naturali. Il poema è pieno di immagini e descrizioni di piante, animali e paesaggi che rivelano una sensibilità per la bellezza della natura e il cambiamento delle stagioni. Come Epicuro stesso, Lucrezio evidentemente preferiva allontanarsi dalle lotte politiche e vivere circondato dalla natura.
Una storia di cronaca del quarto secolo di Girolamo contiene la seguente voce riguardante la morte di Lucrezio:94 a.C. “Nasce il poeta Tito Lucrezio. In seguito fu fatto impazzire da una filastrocca d’amore e, avendo composto tra un attacco di follia e l’altro diversi libri (che Cicerone in seguito correggerà), si suicidò all’età di 44 anni.”
Gli studiosi screditano questa storia per diverse ragioni. Il De Rerum Natura contiene una denuncia di duecento righe sull’amore sessuale; sembra improbabile che una persona così allineata con i principi epicurei di moderazione e autocontrollo sia caduta vittima di un filtro d’amore. È anche improbabile che qualcuno che soffre di una malattia mentale sia stato in grado di produrre un’opera di poesia così lucida e sofisticata. Infine, Girolamo e i primi cristiani erano motivati a screditare gli epicurei come atei; si pensa che le loro opere possano anche essere state deliberatamente distrutte dalla chiesa cristiana primitiva.
Sfondo politico
Il primo secolo a.C. fu un periodo di disordini politici e violenza che minacciò la stabilità dell’Impero Romano. La guerra sociale (91-88 a.C.) tra Roma e i suoi alleati italiani fu seguita da una guerra civile istigata da Lucio Cornelio Silla. Silla divenne dittatore nell’82 a.C. e giustiziò più di quattromila cittadini romani. Nel 71 a.C. la rivolta degli schiavi guidata da Spartaco portò alla crocifissione di seimila ribelli. Catilina fu sconfitto e ucciso nel 62 a.C. Gli intellettuali romani furono stimolati a cercare soluzioni alla disparità tra i concetti ideali di governo e la realtà di corruzione, violenza e ingiustizia. Questo portò ad una rinascita di interesse nell’epicureismo e nello stoicismo.
De Rerum Natura (Sulla natura delle cose)
I due manoscritti più autorevoli del De Rerum Natura sono i codici O e Q di Leida, entrambi del IX secolo. Gli studiosi hanno recentemente decifrato un manoscritto su rotoli di papiro, forse risalente al primo secolo d.C., che è stato recuperato da una biblioteca di Ercolano che era stata sepolta da un’eruzione vulcanica. Tutti gli altri manoscritti esistenti risalgono al XV e XVI secolo e sono basati su un manoscritto (ora perduto) scoperto in un monastero nel 1417 da Poggio Bracciolini, un umanista italiano.
De Rerum Natura ha avuto una continua influenza sul lavoro di un certo numero di poeti epici, tra cui Virgilio, John Milton, Walt Whitman e William Wordsworth. L’energia sostenuta della scrittura di Lucrezio non ha eguali nella letteratura latina, con la possibile eccezione di parti degli Annali di Tacito, o forse dei libri II e IV dell’Eneide. Il suo uso dell’esametro è molto individualistico e aspramente distinto dalla liscia urbanità di Virgilio o Ovidio. Il suo uso di eterodini, assonanze e forme latine stranamente sincopate creano un’acustica aspra. Lucrezio lamenta più volte che il latino non è così adatto come il greco per l’espressione di idee filosofiche.
De Rerum Natura è organizzato in sei libri, progettati per abbozzare un argomento filosofico complesso in modo tale da renderlo comprensibile e logicamente convincente. Lucrezio paragona il suo lavoro di poeta a quello di un medico. Proprio come un medico può mettere il miele sul bordo di una tazza contenente una medicina amara ma curativa, Lucrezio ammanta le dure verità filosofiche in versi dolci per farle andare giù più facilmente. Allo stesso tempo, egli è attento a non lasciare che i suoi dispositivi letterari mettano in ombra le verità filosofiche che sta cercando di trasmettere.
- Il libro 1 inizia con un’invocazione a Venere. Lucrezio identifica Venere con l’amore, la forza unificante di Empedocle, e anche come patrona e madre del popolo romano. Poi espone i grandi principi della cosmologia e della fisica epicurea: l’atomismo, l’infinità dell’universo e la divisione dell’esistenza in materia e vuoto.
- Il libro 2 celebra la filosofia come un santuario dal tumulto del mondo, contiene una spiegazione del movimento atomico e delle forme, e spiega che gli atomi non hanno attributi secondari come il colore e l’odore.
- Il libro 3 si apre con un omaggio a Epicuro e continua ad alleviare la paura della morte dimostrando che la mente e l’anima sono sia materiali che mortali. “Nil igitur mors est ad nos. . .” (“Perciò la morte non è niente per noi”)
- Il libro 4 contiene versi sull’arte della poesia didattica e una spiegazione della teoria della visione e della sensazione di Epicuro. La conclusione è uno dei più grandi passaggi di versi di Lucrezio, che analizza la biologia e la psicologia dell’amore sessuale.
- Il libro 5 è dedicato alla cosmologia e alla sociologia epicurea. Lucrezio parla delle fasi della vita sulla terra, e dell’origine e dello sviluppo della civiltà. Questo libro include una famosa teoria evolutiva sullo sviluppo e l’estinzione delle forme di vita.
- Il libro 6 contiene alcune delle più grandi poesie di Lucrezio. Lucrezio spiega i fenomeni meteorologici e geologici e include vivide descrizioni di temporali, fulmini ed eruzioni vulcaniche. Il poema termina con la storia della grande peste di Atene (430 a.C.), ed è ovviamente incompiuto.
Influenza sulla filosofia e la scienza
Lucrezio rende chiaro che intende la sua opera come un’esposizione della filosofia di Epicuro. Gli si attribuisce il merito di aver chiarito e dato sostanza e profondità alla visione originale del mondo suggerita da Epicuro. La maggior parte delle opere originali dei primi epicurei sono andate perdute, e con esse molti dettagli della loro cosmologia. I frammenti rimanenti delle loro opere offrono solo indizi del loro pensiero, ma il De Rerum Natura espone una profonda spiegazione delle idee di Epicuro e offre prove ed esempi dal mondo naturale. Lucrezio è responsabile della conservazione e della trasmissione dell’epicureismo come sistema di pensiero valido. Le idee sull’evoluzione avanzate nell’ultimo libro erano un contributo unico suo.
Nel suo poema, Lucrezio evita spiegazioni soprannaturali dei fenomeni naturali e cerca invece di scoprire leggi e processi scientifici. In alcuni casi, la sua adesione ad alcuni principi epicurei, come la validità delle nostre percezioni sensoriali, lo porta ad alcune conclusioni irrealistiche, come ad esempio che la luna è in realtà un piccolo disco esattamente della dimensione che appare ad occhio nudo.
Alla fine del primo secolo d.C., il De Rerum Natura era raramente letto e Lucrezio era quasi sconosciuto. Il recupero del suo manoscritto perduto durante il XV secolo ha fornito uno stimolo agli scienziati e ai filosofi rinascimentali del XVI e XVII secolo. Il concetto greco di atomismo e l’idea dell’universo come un tutto integrato contribuirono allo sviluppo della moderna teoria scientifica. L’influenza di Lucrezio sulla filosofia moderna può essere vista nell’opera di Pierre Gassendi (1592-1655).
È piacevole, quando sul grande mare i venti agitano le acque, guardare dalla riva le prove degli altri; non perché vedere gli altri lottare sia dolce per noi, ma perché il fatto che noi stessi siamo liberi da tali mali ci colpisce come piacevole. Piacevole è anche vedere grandi eserciti che combattono su una pianura, quando noi stessi non abbiamo parte nel loro pericolo. Ma niente è più dolce che occupare un alto santuario della mente, ben fortificato con gli insegnamenti dei saggi, dove possiamo guardare dall’alto gli altri che arrancano, cercando invano il vero sentiero della vita. . . . (2. 1-10)
- Bergson, Henri. La filosofia della poesia: il Gernio di Lucrezio. Philosophical Library, 1959.
- Latham, R. E. (trans.) e John Godwin (introduzione e note). Sulla natura delle cose. Penguin revised edition, 1994.
- Lucrezio. 1971. De Rerum Natura Libro III. Cambridge University Press. Ristampa corretta, 1984.
- Sedley, David N. Lucretius and the Transformation of Greek Wisdom. Cambridge University Press. Nuova edizione, 2003.
- West, David Alexander. The Imagery and Poetry of Lucretius. University of Oklahoma Press, 1994.
Tutti i link recuperati il 2 agosto 2018.
- Lucrezio (c. 99-c. 55 a.C.) Internet Encyclopedia of Philosophy
- On The Nature Of Things Project Gutenberg
- Lucrezio Stanford Encyclopedia of Philosophy
Fonti generali di filosofia
- Stanford Encyclopedia of Philosophy
- Paideia Project Online
- The Internet Encyclopedia of Philosophy
- Project Gutenberg
Credits
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- Storia di Lucrezio
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- Storia di “Lucrezio”
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