Mary Boone. ©Patrick McMullan

La mercante d’arte di Manhattan Mary Boone è stata rilasciata dalla prigione in cui è stata incarcerata dopo soli 13 mesi di pena. È stata trasferita in una struttura residenziale di reinserimento a Brooklyn dopo un picco di casi di coronavirus (Covid-19) nell’istituto correzionale federale di Danbury, Connecticut, secondo il database dei detenuti del Federal Bureau of Prison.

Il carcere di bassa sicurezza ha visto un numero significativo di casi di virus tra i detenuti negli ultimi mesi, tanto che ora c’è una class action contro il direttore della prigione, che ha portato a un processo di accelerazione nell’ammissibilità dei detenuti per il confinamento a casa. Boone, che ha 68 anni, è stato più che probabilmente reso idoneo per un tale rilascio anticipato come risultato di questo. Un portavoce dell’istituto correzionale ha confermato ad Artnet News, che per primo ha riportato la storia, che Boone è stata rilasciata all’ufficio di alloggiamento a metà strada, anche se non è chiaro per quanto tempo vi rimarrà.

La commerciante d’arte leggendariamente sfacciata, una volta indicata come la “nuova regina della scena artistica” e nota per aver sostenuto artisti come Jean-Michel Basquiat e Ross Bleckner, è stata condannata a 30 mesi di carcere dal tribunale del distretto meridionale di New York per due accuse di frode fiscale totalmente nel febbraio 2019 prima di chiudere le sue gallerie lo scorso maggio. Nel settembre 2018, Boone si è dichiarata colpevole delle accuse mosse dal governo statunitense dopo aver falsamente dichiarato circa 1,6 milioni di dollari in spese personali come spese aziendali deducibili dalle tasse nel 2011. Presumibilmente si è anche impegnata in un comportamento fraudolento simile nel 2009 e nel 2010, causando perdite fiscali per un totale di oltre 3 milioni di dollari, secondo il rivenditore di New York condannato per frode fiscale Internal Revenue Service (IRS).

Nel febbraio di quest’anno, Boone è stata anche citata in giudizio da un ex direttore della sua omonima galleria in una causa che accusa la gallerista di essersi appropriata indebitamente di 10 milioni di dollari di fondi della galleria per pagare sanzioni fiscali all’Internal Revenue Service (IRS) statunitense, oltre a dovere al direttore almeno 44.325 dollari di compensi non pagati.

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