Il Neck Disability Index (NDI) fu sviluppato nel 1989 da Howard Vernon. L’indice è stato sviluppato come una modifica dell’Oswestry Low Back Pain Disability Index con il permesso dell’autore originale (J. Fairbank, 1980). Nel 1991, Vernon e Miorp pubblicarono i risultati di uno studio di affidabilità e validità nel Journal of Manipulative and Physiologic Therapeutics. Da allora, circa dieci articoli sono apparsi nella letteratura indicizzata sull’NDI. Tutti questi studi hanno confermato i rapporti originali di un alto livello di affidabilità e validità. Attualmente sappiamo che l’NDI consiste di un fattore – “physicaldisability” – anche se i punteggi NDI si correlano bene anche con i punteggi della componente mentale dell’SF-36. Sappiamo che il punteggio minimo rilevabile e la differenza minima clinicamente importante è la stessa cifra – 5 punti NDI.
L’NDI è diventato uno strumento standard per misurare l’autovalutazione della disabilità dovuta al dolore al collo ed è usato sia dai clinici che dai ricercatori.
Ognuno dei 10 item è valutato da 0 a 5. Il punteggio massimo è quindi 50. Il punteggio ottenuto può essere moltiplicato per 2 per ottenere un punteggio percentuale. Occasionalmente, un intervistato non completerà una domanda o un’altra. La media di tutte le altre voci viene poi aggiunta alle voci completate.
Il rapporto originale ha fornito intervalli di punteggio per l’interpretazione, come segue:
0 – 4 = nessuna disabilità
5 – 14 = lieve
15 – 24 = moderata
25 – 34 = grave
oltre 34 = completa.
Nota: Questo significa che 15-24 su 50 (il RAW SCORE) equivale a una disabilità moderata.
Si raccomanda che l’NDI sia usato al basale e ogni 2 settimane successive nel programma di trattamento per misurare i progressi. Come notato sopra, almeno un cambiamento di 5 punti è richiesto per essere clinicamente significativo. I pazienti spesso non segnano le voci come zero, una volta che sono in trattamento. In altre parole, è comune trovare che i pazienti continueranno a segnare tra 5 e 15 nonostante abbiano fatto un eccellente recupero (cioè, potrebbero essere tornati al lavoro). Il professionista dovrebbe evitare la trappola del “treatingtill zero”, poiché questo non è sostenibile sulla base delle prove attuali.
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Dal 8-01-1998