Poliziotto, Lampedusa

Una soleggiata isola italiana nel Mediterraneo con belle spiagge e mare scintillante, Lampedusa sembra una meta di vacanza ideale – ma i turisti stanno alla larga. La polizia è diventata una presenza costante, mandata a gestire l’enorme numero di migranti che arrivano sull’isola, e per alcuni locali le uniformi evocano ricordi scomodi.

Il cane marrone screziato scalpita sui pesanti cancelli di ferro del centro di accoglienza e piagnucola per essere fatto entrare, strofinando la sua testa rognosa sulla rete per cercare di attirare l’attenzione della guardia. Il giovane ufficiale sorride mentre apre la porta;

“Non ne hai mai abbastanza di questi ragazzi, vero?” dice con affetto mentre il cane randagio si dirige verso la coda per il pranzo e trotterella in attesa verso un gruppo di migranti che stanno spillando pasta da pentole di plastica.

Cane fuori dal centro di accoglienza di Lampedusa

Il resto dei lampedusani, soprattutto quelli impegnati nel commercio turistico, non condivide l’adorazione incondizionata del cane per i migranti. Al porto dell’isola, Giorgio sta accendendo il motore della sua piccola barca, Giorgio, uno skipper, mi dice che raramente ha l’occasione in questi giorni di portare i turisti in mare aperto – non ha clienti.

Non è certo un argomento di vendita, dice, vantarsi del fatto che Lampedusa è un hotspot per i migranti – non emana esattamente quell’euforia da vacanza festiva. Io protesto che l’isola ha alcune delle migliori spiagge del mondo, che il suo clima, anche in questi mesi invernali è mite e confortante e che il circostante mare blu cobalto è pieno di delfini, tartarughe e pesci color carnevale. Mi fa un sorriso beffardo.

“Sì, amico”, concorda. “Ma lo è anche la Sardegna. Ecco perché lì gli skipper spennano allegramente i turisti ogni giorno, mentre io me ne sto seduto qui al porto a poltrire”

La sua ragazza, Angela, gli passa un panno per pulire il sale dai vetri della barca.

“Lavoravo otto mesi all’anno come receptionist in un hotel”, si lamenta lei. “

Angela e Giorgio

Nella via principale dello shopping, un gruppetto sparuto di turisti tedeschi sfoglia guide patinate e pile disordinate di magliette con la tartaruga in rilievo nel negozio di souvenir.

Un birdwatcher solitario, con un’accozzaglia di binocoli e macchine fotografiche appese al collo, è seduto sui gradini della chiesa a pulire una scia appiccicosa di gelato sul suo pile mentre osserva il caffè di fronte. Ma il caffè, lungi dall’essere deserto, è pieno di clienti, ognuno dei quali chiede a gran voce il suo cappuccino di metà mattina. Ma non è l’attività frenetica che ha attirato l’attenzione del nostro birdwatcher, bensì il fatto che tutti i clienti del caffè sono in uniforme della polizia.

Dall’altra parte dell’isola, affacciato su una bellissima baia, Andrea, il vecchio capo di Angela, fuma a catena sigarette con aria disperata. Ha appena messo giù il telefono con un potenziale visitatore che gli ha detto che vorrebbe prenotare per la prossima primavera, ma sua moglie è un po’ preoccupata che possano imbattersi in un cadavere quando faranno il bagno.

Andrea dice che l’anno scorso ha avuto il 50% di prenotazioni in meno, ma curiosamente non dà la colpa ai migranti. Dice che è il modo in cui sono gestiti.

Polizia a Lampedusa

“Benvenuti nello stato di polizia di Lampedusa!

“Tutta l’isola è diventata militarizzata – non si può andare da nessuna parte senza vedere tipi corpulenti in uniforme con manganelli, pistole e giubbotti antiproiettile. Non è certo un benvenuto, no?”

C’è stato un tempo, gli ricordo, in cui i migranti erano più numerosi degli isolani. Avevano allestito accampamenti sporchi e selvaggi nella macchia che si affaccia sul porto, e si vedevano costantemente in città in gruppi disordinati sotto gli occhi dei turisti – ora sono tenuti all’interno del centro di accoglienza mentre vengono processati e vengono rapidamente trasferiti in Sicilia. “Non è meglio”, chiedo, “in termini di attrattiva per i visitatori?” Andrea fa un lungo tiro di sigaretta.

“Quei poveri profughi sono rinchiusi come se fossero in un campo di concentramento”, dice a bassa voce. “E quello che questo dice ai turisti è: ‘Bentornati al fascismo’”.

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Paesaggio di Lampedusa
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Gli dico che ho chiacchierato con il sindaco di Lampedusa dall’aria esausta che mi ha assicurato che il turismo sull’isola sta vivendo una rinascita, accogliendo un nuovo tipo di visitatore socialmente consapevole e solidale con la situazione dei migranti.

Andrea annuisce pensieroso. “Ha ragione”, dice. “Ma purtroppo i nostri nuovi visitatori sono generalmente giovani e al verde: non hanno soldi per un bell’albergo o una cena”.

Non risponde alla mia domanda su cosa succede ai suoi affari se il turismo non aumenta. Giorgio lo skipper, però, parla già di andare a cercare lavoro più a nord, proprio come i migranti.

Nel centro di accoglienza, il cane marrone mastica contento un calzino che ha rubato a un richiedente asilo. Si rotola sulla schiena nella polvere. Stanotte questi migranti potrebbero essere tutti imbarcati, ma domani, o forse dopodomani, lui sa che ce ne saranno altri, quindi il suo futuro è almeno certo.

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