Articolo principale: Netum

La città vecchia, Noto Antica, si trova 8 chilometri a nord direttamente sul monte Alveria. Città di origine siciliana, nell’antichità era conosciuta come Netum. Nel 263 a.C. la città fu concessa dai Romani a Hiero II. Secondo la leggenda, Dedalo soggiornò nella città dopo il suo volo sul Mar Ionio, così come Ercole dopo la sua settima impresa. Durante l’epoca romana, si oppose al magistrato Verres.

Una veduta del municipio di Noto.

Nell’866 fu conquistata dai musulmani, che elevarono la città a capitale di uno dei tre distretti dell’isola (il Val di Noto). Nel 1091, divenne l’ultima roccaforte islamica in Sicilia a cadere in mano ai cristiani. Più tardi divenne una ricca città normanna.

Nei secoli XVI e XVII, la città fu sede di diverse figure intellettuali di rilievo, tra cui Giovanni Aurispa, i giuristi Andrea Barbazio e Antonio Corsetto, nonché l’architetto Matteo Carnelivari e il compositore Mario Capuana. Nel 1503 il re Ferdinando III le concesse il titolo di civitas ingeniosa. Nei secoli successivi, la città si espanse, crescendo oltre i suoi limiti medievali, e furono costruiti nuovi edifici, chiese e conventi.

La città medievale di Noto fu praticamente rasa al suolo dal terremoto siciliano del 1693. Si dice che più della metà della popolazione sia morta a causa del terremoto. Si decise di ricostruire la città nel sito attuale, sulla riva sinistra del fiume Asinaro, più vicino alla riva dello Ionio. Queste circostanze hanno portato questa città ad avere un’omogeneità architettonica unica, poiché il nucleo della città è stato tutto costruito nei decenni successivi alla calamità in quello che è un tipico e altamente conservato esempio di barocco siciliano. La pianta segue un sistema a griglia di Giovanni Battista Landolina e sfrutta la pendenza della collina per effetti scenografici. Gli architetti Rosario Gagliardi, Francesco Sortino e altri parteciparono alla progettazione di più strutture. La città fu soprannominata il “Giardino di pietra” da Cesare Brandi ed è attualmente elencata tra i siti del patrimonio mondiale dell’UNESCO. Molte delle strutture più recenti sono costruite con una morbida pietra di tufo, che assume una tonalità miele sotto la luce del sole. Parti della cattedrale, tuttavia, sono inaspettatamente crollate nel 1996.

La città, che aveva perso il suo status di capoluogo di provincia nel 1817, si ribellò contro la Casa di Borbone il 16 maggio 1860, lasciando le sue porte aperte a Giuseppe Garibaldi e alla sua spedizione. Cinque mesi dopo, il 21 ottobre, un plebiscito sancì l’annessione di Noto al Piemonte.

Nel 1844, Noto fu nominata Diocesi, ma nel 1866 subì l’abolizione delle corporazioni religiose, che erano state profondamente legate alle strutture e agli edifici della città.

Si trattava di una città che non aveva mai visto prima.

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