Leonarda Cianciulli (14 novembre 1893, Montella, provincia di Avellino – 15 ottobre 1970) è stata una serial killer italiana. Meglio conosciuta come la “Saponificatrice di Correggio”, uccise tre donne a Correggio tra il 1939 e il 1940, e trasformò i loro corpi in sapone.
Prima vita
Cianciulli è nata a Montella. Ancora giovane, Leonarda tentò due volte il suicidio. Nel 1914 sposò un impiegato dell’anagrafe, Raffaele Pansardi: i suoi genitori non approvarono questo matrimonio, perché volevano che sposasse un altro uomo. Leonarda sostenne che in questa occasione sua madre li maledisse. La coppia si trasferì a Lariano in Alta Irpinia. La loro casa fu distrutta da un terremoto nel 1930, e si trasferirono di nuovo, questa volta a Correggio, dove Leonarda aprì un piccolo negozio e divenne molto popolare come una donna simpatica e gentile, una madre amorevole e una buona vicina di casa.
Cianciulli ebbe diciassette gravidanze durante il suo matrimonio, ma perse tre dei bambini per aborto spontaneo; altri dieci morirono in giovane età. Di conseguenza fu molto protettiva nei confronti dei quattro figli sopravvissuti. Le sue paure erano alimentate da un avvertimento che aveva ricevuto qualche tempo prima da un indovino, il quale disse che si sarebbe sposata e avrebbe avuto figli, ma che tutti i bambini sarebbero morti. Secondo quanto riferito, Cianciulli visitò anche un altro zingaro che praticava la lettura della mano e che le disse: “Nella tua mano destra vedo la prigione, nella tua sinistra un manicomio criminale”. Cianciulli era una donna superstiziosa, e sembra aver preso questi avvertimenti molto a cuore.
Uccisioni
Nel 1939, Cianciulli seppe che il suo figlio maggiore, Giuseppe, si sarebbe arruolato nell’esercito italiano in preparazione della seconda guerra mondiale. Giuseppe era il suo figlio preferito e lei era determinata a proteggerlo a tutti i costi. Arrivò alla conclusione che la sua sicurezza richiedeva sacrifici umani. Trovò le sue vittime in tre donne di mezza età, tutte vicine di casa. Alcune fonti registrano che Cianciulli era una specie di indovina lei stessa, e che queste donne andarono tutte da lei per chiedere aiuto; altre affermano semplicemente che erano sue amiche in cerca di consigli. Qualunque sia la ragione, Cianciulli iniziò a pianificare la morte delle tre donne.
Faustina Setti
La prima delle vittime di Cianciulli, Faustina Setti, era una zitella da sempre che si era rivolta a lei per trovare un marito. Cianciulli le parlò di un compagno adatto a Pola, ma la convinse a non dire a nessuno della notizia. Convinse inoltre Setti a scrivere lettere e cartoline a parenti e amici; queste, da spedire una volta raggiunta Pola, dovevano semplicemente dire loro che tutto andava bene.
Il giorno della partenza, Setti venne a trovare Cianciulli un’ultima volta; Cianciulli le offrì un bicchiere di vino drogato, poi la uccise con un’ascia e trascinò il corpo in un armadio. Lì lo tagliò in nove parti, raccogliendo il sangue in una bacinella. Nel suo libro di memorie (intitolato Le confessioni di un’anima amareggiata), Cianciulli descrisse ciò che accadde dopo nella sua dichiarazione ufficiale:
Gettai i pezzi in una pentola, aggiunsi sette chili di soda caustica, che avevo comprato per fare il sapone, e mescolai il tutto finché i pezzi si sciolsero in una poltiglia densa e scura che versai in diversi secchi e svuotai in una vicina fossa biologica. Per quanto riguarda il sangue nella vasca, ho aspettato che si fosse coagulato, l’ho asciugato nel forno, l’ho macinato e mescolato con farina, zucchero, cioccolato, latte e uova, oltre a un po’ di margarina, impastando tutti gli ingredienti. Feci tante croccanti torte da tè e le servii alle signore che venivano in visita, anche se Giuseppe ed io le mangiammo.
Alcune fonti registrano anche che Cianciulli pare abbia ricevuto i risparmi di una vita di Setti, 30.000 lire, come pagamento per i suoi servizi.
Francesca Soavi
Francesca Soavi fu la seconda vittima; Cianciulli sostenne di averle trovato un lavoro in una scuola per ragazze a Piacenza. Come Setti, la Soavi fu convinta a scrivere cartoline da spedire agli amici, questa volta da Correggio, con i dettagli dei suoi piani. Sempre come Setti, la Soavi andò a trovare Cianciulli prima della sua partenza; anche a lei fu dato del vino drogato e poi ucciso con un’ascia. L’omicidio avvenne il 5 settembre 1940. Al corpo della Soavi fu riservato lo stesso trattamento della Setti, e si dice che Cianciulli abbia ottenuto 3.000 lire dalla sua seconda vittima.
Virginia Cacioppo
L’ultima vittima di Cianciulli fu Virginia Cacioppo, un ex soprano che si dice abbia cantato alla Scala. Per lei, Cianciulli affermò di aver trovato lavoro come segretaria di un misterioso impresario a Firenze; come per le altre due donne, le fu detto di non dire a nessuno dove sarebbe andata. Virginia accettò, e il 30 settembre 1940 venne per un’ultima visita con Cianciulli. Lo schema dell’omicidio fu esattamente lo stesso dei primi due; secondo la dichiarazione di Cianciulli:
Finì nella pentola, come le altre due… la sua carne era grassa e bianca, quando si fu sciolta aggiunsi una bottiglia di colonia, e dopo un lungo periodo di bollitura riuscii a fare del sapone cremoso più accettabile. Regalai le barre ai vicini e ai conoscenti. Anche le torte erano migliori: quella donna era davvero dolce.
Da Cacioppo, Cianciulli avrebbe ricevuto 50.000 lire e gioielli assortiti.
Scoperta e processo
La cognata di Cacioppo si insospettì per la sua improvvisa scomparsa, e l’aveva vista l’ultima volta entrare in casa di Cianciulli. Riferì i suoi timori al sovrintendente di polizia di Reggio Emilia, che aprì un’indagine e presto arrestò Cianciulli. Cianciulli confessò immediatamente gli omicidi, fornendo dettagliati resoconti di ciò che aveva fatto.
Cianciulli fu processata per omicidio a Reggio Emilia nel 1946. Rimase impenitente, arrivando a correggere il resoconto ufficiale mentre era alla sbarra:
Al suo processo a Reggio Emilia la scorsa settimana la poetessa Leonarda ha afferrato la sbarra del banco dei testimoni con mani stranamente delicate e con calma ha dato ragione al pubblico ministero su alcuni dettagli. I suoi occhi scuri e profondi brillavano di un selvaggio orgoglio interiore mentre concludeva: “Ho regalato il mestolo di rame, che usavo per scremare il grasso delle pentole, al mio paese, che aveva tanto bisogno di metallo negli ultimi giorni della guerra….”
Fu riconosciuta colpevole dei suoi crimini e condannata a trent’anni di carcere e tre di manicomio criminale.
Cianciulli morì per apoplessia cerebrale nel manicomio criminale femminile di Pozzuoli il 15 ottobre 1970. Alcuni reperti del caso, tra cui la pentola in cui furono bollite le vittime, sono esposti al Museo Criminologico di Roma.
La saponificatrice di Correggio
OMICIDA: Leonarda Cianciulli
VICTIME: Faustina Setti, Francesca Soavi, Virginia Cacioppo
Luogo e date: Correggio (RE), 1939 – 1940
PROVE MATERIALI: martello, seghetto, coltello da cucina, asce, accetta, sottopentola
PROVENIENZA: Reggio Emilia, Procura della Repubblica, 1949
Nata a Montella di Avellino nel 1893 e segnata da un’infanzia infelice, nel 1914 Leonarda Cianciulli sposa Raffaele Pansardi, impiegato all’anagrafe, e va a vivere a Lariano in Alta Irpinia. Nel 1930 un terremoto distrusse la loro casa e la coppia si trasferì a Correggio, in provincia di Reggio Emilia. Leonarda ebbe diciassette gravidanze: tre furono aborti, mentre dieci dei figli morirono in tenera età. I quattro figli sopravvissuti dovevano essere protetti ad ogni costo, perché Leonarda non aveva dimenticato le parole di una zingara indovina che molti anni prima le aveva predetto un destino terribile: “Ti sposerai e avrai dei figli, ma tutti i tuoi figli moriranno”. Più tardi si era fatta leggere la mano da un’altra zingara, che le aveva detto: “Nella tua mano destra vedo la prigione, nella tua sinistra un manicomio criminale”. Nel 1939, quando seppe che il suo figlio maggiore e prediletto Giuseppe doveva arruolarsi nell’esercito, mentre l’entrata in guerra dell’Italia diventava sempre più imminente, Leonarda decise cosa doveva fare: doveva fare sacrifici umani per salvare la vita di suo figlio. Aveva tre amiche, donne sole di mezza età che avrebbero dato qualsiasi cosa per fuggire dalla routine e dalla solitudine di Correggio. Tutte e tre chiesero aiuto a Leonarda, e lei decise che era giunto il momento di agire.
La prima a cadere nella sua trappola fu Faustina Setti, la più anziana, attirata dalla promessa di Leonarda di averle trovato un marito a Pola. Leonarda convinse la donna a non raccontare a nessuno la notizia. Il giorno della partenza, Faustina andò a salutare l’amica, che la convinse a scrivere alcune lettere e cartoline ai suoi amici e parenti, che avrebbe spedito appena arrivata a Pola, dicendo loro che tutto andava bene. Ma Faustina Setti non raggiunse mai Pola: fu uccisa con un’ascia da Leonarda Cianciulli, che trascinò il corpo in un armadio e lo tagliò in nove parti, raccogliendo il sangue in una bacinella. Poi, come scrisse nella sua dichiarazione, “gettai i pezzi in una pentola, aggiunsi sette chili di soda caustica, che avevo comprato per fare il sapone, e mescolai il tutto finché i pezzi si sciolsero in una poltiglia densa e scura che versai in diversi secchi e svuotai in una fossa settica vicina”. Per quanto riguarda il sangue nella vasca, ho aspettato che si fosse coagulato, l’ho asciugato nel forno, l’ho macinato e mescolato con farina, zucchero, cioccolato, latte e uova, oltre a un po’ di margarina, impastando tutti gli ingredienti. Ho fatto tante torte da tè croccanti e le ho servite alle signore che venivano in visita, anche se le abbiamo mangiate anche io e Giuseppe”.
La seconda vittima fu Francesca Soavi. Leonarda le aveva promesso un lavoro alla scuola femminile di Piacenza. La mattina del 5 settembre 1940 andò a salutare l’amica prima di partire.
Il copione fu lo stesso: Leonarda convinse la donna a scrivere due cartoline, dicendole di spedirle da Correggio per informare i suoi conoscenti che stava partendo, ma senza dire dove andava. Leonarda allora aggredì la donna e fece il secondo “sacrificio”. La terza e ultima vittima fu Virginia Cacioppo, ex cantante lirica, allora 53enne, ridotta a vivere con i suoi ricordi del passato, in povertà. Leonarda le offrì un lavoro a Firenze come segretaria di un misterioso impresario teatrale, pregandola di non dirlo ad anima viva. Virginia fu entusiasta della proposta, e mantenne il segreto. Il 30 settembre 1940 andò a casa di Leonarda, dove: “È finita nella pentola, come le altre due (…); la sua carne era grassa e bianca, quando si è sciolta ho aggiunto una bottiglia di acqua di colonia, e dopo un lungo periodo di bollitura sono riuscita a fare un sapone cremoso accettabile. Regalai delle barre a vicini e conoscenti. Anche le torte erano migliori: quella donna era davvero dolce”.
La cognata di Virginia, i cui sospetti erano stati destati dalla sua improvvisa scomparsa, e che l’aveva vista per l’ultima volta entrare in casa di Leonarda Cianciulli, riferì i fatti al sovrintendente di polizia di Reggio Emilia che, seguendo i numerosi indizi lasciati dall’assassina, smascherò “la saponificatrice”. Sotto interrogatorio Leonarda Cianciulli confessò immediatamente i tre omicidi.
Il tribunale la giudicò colpevole degli atroci delitti, e la condannò a trent’anni di prigione e tre di manicomio criminale. Morì nel manicomio criminale femminile di Pozzuoli il 15 ottobre 1970, colpita da apoplessia cerebrale.
MuseoCriminologico.it
Leonarda Cianciulli
Conosciuta anche come la “Saponificatrice di Correggio”
Italia — 1893 – 15 ottobre 1970
Leonarda sposa Raffaele Pansardi nel 1914. Ebbe 17 gravidanze; 3 aborti, 10 dei bambini morirono in giovane età e i restanti 4 fu costretta a proteggerli, poiché si era fatta predire la sorte da una zingara che l’aveva avvertita che tutti i suoi figli sarebbero morti.
Nel 1939 il figlio maggiore, Giuseppe, si arruolò nell’esercito. Per tenerlo in vita, Leonarda cominciò a fare ciò che riteneva più opportuno: fare sacrifici umani.
La donna aveva tre amiche, tutte sole e che le avevano chiesto, prima o poi, di aiutarle. Desideravano sfuggire alla vita stridente che Correggio offriva.
La donna più anziana era Faustina Setti. Le fu promesso un marito a Pola e le fu detto di mantenere il segreto. Leonarda le fece scrivere cartoline e lettere prima di partire per dire agli amici e alla famiglia che tutto andava bene. Le fu ordinato di spedirle al suo arrivo a Pola. E poi, prima ancora di avere la possibilità di partire, Leonarda la uccise con un’ascia, tagliò il suo corpo in nove pezzi e raccolse il suo sangue in una bacinella.
Il suo corpo fu sciolto nella soda caustica e gettato in una fossa settica. Il suo sangue fu usato per fare delle torte da tè, che Leonarda servì ai visitatori e diede in pasto a Giuseppe.
A Francesca Soavi fu promesso un lavoro in una scuola femminile di Piacenza, come era successo alla Faustini. Doveva tenere la cosa nascosta, scrivere le cartoline e spedirle al suo arrivo. Il 5 settembre 1939 andò a salutare la sua amica e salvatrice. Leonarda la uccise e la sacrificò.
Virginia Cacioppo era stata in passato una cantante d’opera. A 53 anni, si era ridotta a vivere una vita povera a Correggio. Leonarda le promise un lavoro a Firenze e la donna accettò, con la condizione di non dirlo ad anima viva. Il 30 settembre 1939, anche lei finì sacrificata.
Leonarda trasformò il suo corpo in saponette, che regalò a vicini e conoscenti. Disse anche, dopo la sua cattura, che la sua amica era stata molto più dolce nelle torte rispetto alle altre.
Virginia aveva una cognata, che si insospettì della sua scomparsa. L’ultima volta era stata vista entrare in casa di Leonarda. La cognata andò alla polizia con questa informazione.
L’assassina, interrogata, ammise immediatamente gli omicidi. Fu condannata a 30 anni di prigione e 3 anni in un manicomio criminale. Morì a Puzzuoli, nel manicomio femminile, nel 1970, colpita da apoplessia cerebrale.
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