John Randolph, (nato il 2 giugno 1773, Prince George County, Va. – morto il 24 maggio 1833, Philadelphia, Pa.), leader politico americano che fu un importante sostenitore della dottrina dei diritti degli stati in opposizione ad un forte governo centralizzato.

Discendente di importanti famiglie coloniali della Virginia e della principessa indiana Pocahontas, Randolph si distinse da un lontano parente assumendo il titolo di John Randolph di Roanoke, dove stabilì la sua dimora nel 1810.

Nel 1799 Randolph fu eletto alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, e servì in tale organo legislativo quasi ininterrottamente fino al 1829. La sua ascesa politica fu così rapida che nel 1801 fu presidente del House Ways and Means Committee e leader dei repubblicani jeffersoniani al Congresso. La sua abilità nei dibattiti e il suo sarcasmo pungente lo resero un avversario temuto nel corso degli anni, e anticipò le teorie dei diritti degli stati di John C. Calhoun difendendo con passione la sovranità statale in ogni occasione. Si oppose così a una banca nazionale, alle tariffe protettive, ai miglioramenti interni finanziati a livello federale (come strade e canali) e all’interferenza federale con l’istituzione della schiavitù, anche se nel suo testamento liberò i suoi stessi schiavi.

Dopo il suo fallimento come responsabile del processo di impeachment del giudice della Corte Suprema Samuel Chase nel 1804-05, oltre alla sua opposizione agli sforzi del presidente Thomas Jefferson per acquisire la Florida, Randolph si allontanò dal Partito Repubblicano Jeffersoniano. Tornò alla ribalta nazionale nel 1820, quando rappresentò i piantatori del Sud nel resistere al Compromesso del Missouri, che mise fuori legge la schiavitù nel nuovo territorio occidentale a nord del 36°30′ parallelo. In quegli anni, quando i sentimenti di partito correvano alti, la denuncia di Randolph dell’appoggio di Henry Clay a John Quincy Adams per la presidenza nelle contestate elezioni del 1824-25 lo portò a un duello con Clay dal quale entrambi uscirono indenni.

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Fece brevemente parte del Senato (1825-26) e tre anni dopo fu un membro importante della convenzione che redasse una nuova costituzione della Virginia. Nel 1830 il presidente Andrew Jackson lo mandò in missione speciale in Russia, ma una salute cagionevole lo costrinse a tornare negli Stati Uniti dopo solo poche settimane al suo posto.

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