Jake Barnes

Scarred For Life. Letteralmente.

In un universo alternativo in cui la prima guerra mondiale non è mai avvenuta, Jake sarebbe uno stallone totale. È come quello che si dice di James Bond: le donne lo vogliono, gli uomini vogliono essere lui.

Purtroppo, nel nostro mondo (e in quello del romanzo di Hemingway), la prima guerra mondiale c’è stata, e ha lasciato una brutta cicatrice su tutti quelli che ha colpito. Jake non fa eccezione: le sue cicatrici non sono solo mentali, ma anche fisiche:

guardò in alto per essere baciato. Mi ha toccato con una mano e io le ho tolto la mano. “Non importa.”

“Cosa c’è? Stai male?”

“Tutti stanno male. Anch’io sono malato”. (3.4)

Ha una ferita di guerra spesso menzionata ma un po’ misteriosa che lo rende impotente, il che fa esplodere l’immagine di lui come eroe. Anche se le donne lo desiderano, non possono averlo; mentre gli uomini lo ammirano e lo rispettano, non vogliono certo essere lui.

Lost Boy

Quindi qual è il problema di Jake? È un eroe che non è un eroe, un uomo che non può svolgere i suoi… ehm, doveri di uomo, un americano in esilio autoimposto dall’America. Cosa significa tutto questo?

La perfetta incarnazione della Lost Generation, citata nell’epigrafe da Gertrude Stein. Jake rappresenta la mancanza di scopo e l’insoddisfazione perpetua dell’era post Prima Guerra Mondiale; è stato permanentemente segnato dalla guerra, ed è solo uno delle migliaia e migliaia di giovani uomini danneggiati da essa. Può cercare di mantenere una facciata fredda come un cetriolo, ma quando abbassa la guardia si spaventa:

È terribilmente facile essere hard-boiled su tutto durante il giorno, ma di notte è un’altra cosa. (4.25)

Jake è l’emblema di un’intera generazione danneggiata dal trauma di una guerra di portata mondiale, come non si era mai vista prima.

Passioni nascoste

Ma Jake non è così semplice come sembra. È sia un tipico che un atipico rappresentante della Generazione Perduta. Scopriamo subito che è diverso dagli altri personaggi principali del romanzo; possiede una passione e un’aficion genuina, che gli permettono di prendere una certa distanza dal mondo dissoluto e cinico in cui vive. Questo traspare dal suo amore per la corrida, la pesca e il mondo naturale.

È questa differenza che gli permette (e a noi, i suoi lettori) di vedere attraverso le fragili relazioni e gli atteggiamenti falsi delle persone che lo circondano. Jake ha un senso di qualcosa di più grande – è un cattolico un po’ confuso, ma comunque un cattolico, ed è l’unico personaggio che ha qualcosa di simile a una vera fede religiosa.

E’ anche uno dei due personaggi del romanzo che è effettivamente attivo e produttivo sul lavoro – Jake è un giornalista di successo, mentre Cohn è uno scrittore fallito e Mike e Brett sembrano non avere una carriera di cui parlare. Bill è l’altro personaggio produttivo (sappiamo che è un autore pubblicato), ma qui lo vediamo solo in vacanza. Tutte queste differenze fanno di Jake il narratore ideale; è sia un outsider che un insider, e ci permette di vedere il mondo in cui vive dal suo centro, ma con un certo grado di obiettività.

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