I numeri della vitamina D: cosa significano veramente

Molti medici riconoscono l’importanza di testare i livelli di vitamina D nei loro pazienti ad alto rischio, come gli adulti anziani e coloro che hanno la pelle scura o ricevono poca o nessuna esposizione al sole. I pazienti con bassi livelli di vitamina D sono a rischio di osteoporosi e malattie cardiovascolari, così come di cancro e malattie respiratorie. Anche i pazienti che sono in gravidanza o in allattamento dovrebbero essere testati, poiché rappresentano un altro gruppo ad alto rischio. La carenza in gravidanza può portare alla preeclampsia, e la carenza durante l’allattamento può causare rachitismo nei neonati.

Una parte importante del processo di test è consigliare i pazienti sulle loro esigenze di integrazione di vitamina D in base ai risultati del test. Ecco cosa c’è da sapere.

Cosa misurano i test della vitamina D? 1,2

I test della vitamina D, che comprendono i test immunologici e la cromatografia liquida-spettrometria di massa LC/MS/MS, misurano il livello di 25(OH)D, la principale forma di
vitamina D circolante.

Livelli ottimali

I livelli di vitamina D da 30 a 100 ng/mL sono considerati ottimali.

Livelli bassi-subottimali

I livelli di vitamina D tra 20 e 29 ng/mL sono considerati subottimali. L’insufficienza di vitamina D può portare a livelli elevati di ormone paratiroideo (PTH) (iperparatiroidismo secondario).

Livelli bassi-carenza

I livelli di vitamina D <20 ng/mL sono considerati carenza di vitamina D.

La carenza di vitamina D può portare a livelli elevati di ormone paratiroideo (PTH) (iperparatiroidismo secondario).

Se i risultati dei test dei vostri pazienti rivelano che sono carenti di vitamina D, la Endocrine Society raccomanda che ricevano un’integrazione di vitamina D. (Vedere la tabella qui sotto.)

Considerazioni aggiuntive

Monitorare i livelli di calcio nel siero per prevenire l’ipercalcemia nei pazienti con produzione extrarenale di 1,25(OH)D e in quelli con iperparatiroidismo primario.

Raccomandazioni per l’integrazione nei pazienti con carenza di vitamina D1

L’integrazione nei pazienti con carenza di vitamina D dipende dall’età e dalla storia medica del vostro paziente. Usate questa tabella come guida per aiutarvi a consigliare ai vostri pazienti le raccomandazioni per l’integrazione:

*Dopo aver raggiunto livelli di 25(OH)D >30 ng/mL.

Non sono disponibili linee guida specifiche per l’integrazione di donne in gravidanza e in allattamento. Ad entrambi i gruppi dovrebbe essere consigliato di integrare se i test mostrano bassi livelli di vitamina D.

Agire

Scopri di più sui test della vitamina D e su come gestire al meglio i tuoi pazienti con bassi livelli di vitamina D.

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