LADIES AND GENTLEMEN, THE FABULOUS STAINS – Un film oscuro per cominciare, e mentre è un’altrettanto giovane Diane Lane ad interpretare il ruolo principale, la seconda classificata (allora tredicenne) Laura Dern brilla brillantemente come cugina e membro della band della Lane, cantante di un gruppo punk di sole donne. Se Lane ottiene alcuni dei momenti drammatici più corposi in questo sguardo satirico al rock n’ roll ribelle, alla Dern viene offerta la possibilità di mostrare la sua presenza sullo schermo durante una scena struggente e senza parole mentre il suo personaggio guarda la madre esasperata (Christine Lahti) che viene intervistata in televisione. Signore e signori, The Fabulous Stains è una gemma dimenticata e l’opportunità di osservare queste due potenti interpreti in quell’età formativa.
BLUE VELVET – Il film che tirò fuori David Lynch dal suo crollo di carriera post-Dune segnò anche la prima di molte apparizioni nel suo lavoro per la Dern. Infatti, l’attrice è diventata una specie di musa per il singolare artista, comparendo anche – in un memorabile doppio ruolo – nel celebre ritorno di Lynch a Twin Peaks nel 2017. Qui rappresenta qualcosa del cuore innocente e sano di un ventre altrimenti deformato della piccola città americana. Nei panni di Sandy, la figlia adolescente di un detective locale, viene trascinata nei torbidi eventi del film attraverso la sua storia d’amore in erba con lo studente universitario voyeurista Jeffrey Beaumont (Kyle MacLachlan). È facile capire perché Lynch abbia scelto un’attrice del calibro di Laura Dern. Lei sa intrinsecamente come avvicinarsi al suo materiale nel modo giusto e come abbracciare le fioriture surreali del film.
WILD AT HEART – Quattro anni dopo Velluto Blu, Lynch avrebbe nuovamente scelto la Dern per il suo seguito, questa volta capovolgendo la virtuosità di Sandy con effetti sorprendenti. Qui, l’attrice interpreta Lula Pace Fortune, amante in fuga con l’esplosivo e appassionato Sailor Ripley di Nicolas Cage. La chimica che Dern e Cage condividono qui è elettrizzante, e anche se è stata la madre della Dern, Diane Ladd – che interpreta la sua controparte demente e vendicativa nel film – ad essere nominata come migliore attrice non protagonista agli Academy Awards, il ruolo della Dern nel film è altrettanto indelebile. Lynch stesso avrebbe in seguito fatto una campagna per far nominare l’attrice agli Oscar per Inland Empire, anche se in un modo tipicamente eccentrico Lynchiano – accompagnato da una mucca, il regista ha sistemato una sedia sul ciglio della strada all’angolo di Hollywood Boulevard accanto a una grande foto della Dern.
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CERTAIN WOMEN – In questo film del 2016 di Kelly Reinhardt, alla Dern viene data l’opportunità di abbassare davvero i toni, nei panni di un avvocato di una piccola città che lotta per impedire al suo cliente scontento di ricorrere a mezzi disperati per vincere la sua causa. Non sorprende che Laura Dern si inserisca nel mondo drammaticamente minimalista del regista con la massima facilità, ed è una presenza calorosa e relazionabile nel primo racconto del film, che riappare incredibilmente brevemente in seguito, quando le storie multiple si sovrappongono. La Dern offre una performance calibrata e sobria, ed è sempre bello vedere un’attrice del calibro della Dern fare la sua parte in questo tipo di film, come fa anche Kristen Stewart nella storia finale.
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THE TALE – Dern dimostra ancora una volta di essere eminentemente guardabile in questo sobrio racconto di una documentarista e docente il cui passato torna a galla dopo che sua madre (Ellen Burstyn) scopre un saggio d’infanzia che rivela la relazione intima e illecita della figlia allora tredicenne con il suo allenatore professionista. È un film che evita strenuamente il sensazionalismo o il melodramma, e questo è dovuto alla performance impegnata della Dern. La regista Jennifer Fox impiega un insolito dispositivo di inquadratura in cui il personaggio dell’attrice rompe la quarta parete per interrogare la se stessa più giovane e le figure del suo passato sull’enormità del suo trauma infantile. Nelle mani di un’interprete minore questo potrebbe risultare un po’ banale, ma la Dern lo vende completamente al pubblico.
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